Di cosa parliamo quando parliamo d’amore
Di cosa parliamo quando parliamo d’amore
di Raymond Carver
[Einaudi · 2015]
In vita mia, ne ho viste di cose. Una volta stavo andando a casa di mia madre per fermarmi da lei qualche giorno, ma appena metto il piede sull’ultimo scalino, do un’occhiata e la vedo che sta sul divano a sbaciucchiarsi con un tizio. Era estate, la porta era aperta e il televisore acceso. Ecco una delle cose che ho visto.
Mia madre ha sessantacinque anni e si sente sola. Si è iscritta a un club di cuori solitari. Comunque, anche sapendo tutto questo, ci rimasi di sasso.
Di cosa parliamo quando parliamo d’amore – pag. 14
Quante volte si è alla ricerca della parola giusta, di quella che riteniamo più corretta, che suona meglio o che stupisce maggiormente chi ci legge o ci ascolta. Distratti da questa ricerca, spesso si rischia di perdere di vista l’essenza stessa della circostanza che si vuole descrivere, del sentimento che si vuole raccontare o del personaggio che si vuole dipingere.
Per Raymond Carver questo problema non esiste: ciò che maggiormente conta è raccontare la realtà nel modo più sincero possibile, una realtà che coincide con quella vissuta dallo stesso autore, in quel Carver Country (la cittadina in cui è cresciuto, da lui rinominata così) che è il teatro naturale di numerose storie che narra nei suoi racconti. Nessun inseguimento forzato verso colpi di scena, ma tante polaroid di vita quotidiana, tra coppie che litigano, amici al bar che bevono e discutono, e altre scene in cui è facile ritrovarsi e immedesimarsi.
Imbattersi in questa raccolta di diciassette racconti equivale a farsi fulminare dalla straordinaria normalità della scrittura di Carver, che per asciuttezza spietata di linguaggio e forma è in grado di farci vivere ogni singola scena come se ne fossimo i protagonisti.
Racconti in grado di farti compiere un viaggio introspettivo, di farti ritrovare la bellezza nei piccoli gesti e nelle piccole cose, di catapultarti nella cruda e brutale descrizione di sentimenti ed emozioni quotidiane.
Questo libro rischia, dopo una prima lettura, di lasciarti di sasso e senza alcuna folgorazione (per me non è stato così!), ma nasconde un fascino ipnotico capace di farsi rileggere più e più volte, con la sfida di scovare ogni volta quanti più dettagli possibili. Insomma, un libro da leggere, almeno una volta nella vita.
Il libro
— Di cosa parliamo quando parliamo d’amore di Raymond Carver —
in originale: What We Talk About When We Talk About Love (1981)
pubblicato in Italia da: Einaudi (2015)
tradotto da: Riccardo Duranti
in copertina: illustrazione di Alessandro Gottardo
prezzo: 11 €
pagine: 134
ISBN: 978-88-0619-784-1
Di cosa parliamo quando parliamo d’amore
Leggilo se
ti affascinano quei piccoli paesini sperduti tra le highways americane,
ti piace origliare quando una coppia litiga,
sei amante di dettagli e piccoli gesti quotidiani,
ti chiedi spesso “chissà cosa sta accadendo adesso in quel posto”
Non leggerlo se
ti lasci illudere dal titolo e pensi che siano storie smielate,
sei tra quelli che “capo e coda devono quadrare sempre”,
ti innervosisci nel dire “e quindi?” alla fine di una storia,
non hai mai ballato o saltato sul letto cantando a squarciagola
L’autore
R
aymond Carver (1938-1988) è nato e cresciuto nell’estrema parte nord-occidentale degli Stati Uniti, quasi ai confini con il Canada, di famiglia umile (la madre era cameriera e il padre falegname) e con un’esistenza a dir poco travagliata, tra un matrimonio fallito, due figli sfortunati, una difficile battaglia con l’alcol e diversi altri problemi.
“Non mi riconoscono certo al supermercato”, queste furono le prime parole di Carver in un’intervista del 1976, dopo l’uscita della sua prima raccolta di racconti. Una risposta che rappresenta il manifesto di un autore, e di un uomo, che non amava troppi fronzoli o un’eccessiva finzione della realtà.
Pur non avendo scritto tantissimi libri, anche a causa della sua prematura morte, Carver è senz’altro diventato un punto di riferimento della letteratura americana del Novecento.
Sei dell’umore giusto per
Seinfeld, una delle serie tv più apprezzate e premiate di sempre, definita “a show about nothing” per la sua particolarità di raccontare la quotidianità di azioni, pensieri e relazioni senza troppi fronzoli. Azioni, pensieri e relazioni che spesso diamo per scontato e su cui non immagineremmo mai che vi si possa basare una serie tv di ben nove stagioni. Imperdibile!
E tutta la vita / Gira infinita senza un perché / E tutto viene dal niente / E niente rimane senza di te
Nada