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Guida il tuo carro sulle ossa dei morti

Guida il tuo carro sulle ossa dei morti

di Olga Tokarczuk
[Bompiani · 2020]

 

Ma che vantaggi avete a nascondervi dal mondo? Tanto vi acchiappa lo stesso. Guida il tuo carro sulle ossa dei morti — pag. 88

Janina Duszejko sa badare a sé stessa. Come ingegnera dei ponti ha lavorato in Siria, in Libia e in giro per la Polonia, finché il diabete non l’ha costretta a trovarsi un altro mestiere: così ha iniziato a insegnare inglese ai bambini (che le stanno più simpatici degli adulti). Alta e forte, conserva le medaglie di un passato da sportiva, veste comoda e non si tinge mai i capelli. Alla borsetta preferisce una giacca piena di tasche. Nella vecchia Suzuki Samurai (con una testa di lupo incollata alla portiera anteriore) ha attrezzi per aggiustare qualunque cosa.
Vive sull’altipiano nella conca di Kłodzko, “in mezzo alla neve e alla notte”. Lì, distanti dal resto del mondo, ci sono sette case, di cui quattro abitate solo d’estate: da ottobre ad aprile quella è una terra inospitale e aspra; durante il lungo inverno, Janina è l’unica donna in quel bosco, la guardiana di quel piccolo villaggio. A tenerle compagnia, due cagne (le sue “bambine”), la tv accesa sulle previsioni del tempo, le Efemeridi con cui calcola gli oroscopi (delle persone che incontra, più di ogni altra cosa, le interessa calcolare la data di morte), le visite sporadiche dei pochi amici: l’ex allievo Dionizy, appassionato traduttore di William Blake, il laconico e ordinatissimo vicino Bietolone…

In quella terra remota e isolata ha imparato che il mondo non è stato creato per l’uomo (“sicuramente non per la sua comodità e il suo piacere”), che in fondo siamo esseri “fragilini, effimeri, predisposti alla distruzione” eppure quotidianamente ci affanniamo a sopraffare gli altri uomini, gli animali, la natura: a quanti soprusi assistiamo ogni giorno? Quante angherie tolleriamo, ammettiamo e giustifichiamo? Di fronte “all’insensata, onnipresente crudeltà”, Janina non riesce a rassegnarsi e non può tacere, nemmeno quando esprimere la propria opinione significa sfidare tradizioni secolari, consuetudini radicate, fanatismo religioso (bigottismo?), ideologia dominante (cultura patriarcale?).
L’ira le dà il coraggio, rende la sua mente chiara e acuta, “riporta ordine” e “mostra il mondo in una sintesi adamantina”.
Tuttavia, proprio in virtù del suo stile di vita, delle sue idee, della sicurezza con cui le esprime, per tutti (o quasi) Janina è una megera, una vecchia matta. Invisibile, inascoltata, emarginata. Le sue frequenti lettere di protesta cadono nel vuoto, sempre senza risposta.
Le autorità non si sono mai curate delle sue battaglie per difendere il bosco e gli animali che lo abitano. E anche quando in quel bosco alcuni “rispettabili” signori (cacciatori, furfanti, dediti a ruberie e loschi traffici) trovano la morte in circostanze misteriose, gli inquirenti scherniscono Janina e la sua bizzarra teoria, la sua ferma convinzione che quelle morti siano la vendetta degli animali sugli uomini.

Le mattinate invernali sono fatte d’acciaio, hanno un sapore metallico e gli orli aguzzi. Il mercoledì alle sette, in gennaio, si vede che il mondo non è stato creato per l’Uomo. Guida il tuo carro sulle ossa dei morti — pag. 115

Questo eco-thriller, che è già un classico moderno, solletica il grande pubblico con i meccanismi del genere e i cliché di una storia semplice, letta mille volte (misteriosi delitti si compiono in un bosco isolato; una coraggiosa protagonista elabora una personale teoria, cerca di dimostrarla, trova le prove; la polizia non le dà retta; gli inquirenti impiegano troppo tempo ad accertare cose che sembrano ovvie; i lettori intuiscono la soluzione dell’enigma già a metà romanzo). Attirati da questa veste confortevole (e dalla luminosa prosa di Olga Tokarczuk, che ci regala metafore di rara bellezza), ci imbattiamo invece in un testo problematico, che fa tremare le nostre convinzioni radicate, ci porta a interrogarci sul rapporto tra uomo e natura, ci dice: “Della qualità di uno stato decidono i suoi Animali. Il rapporto con gli Animali. Se gli uomini si comportano bestialmente con gli Animali, allora non servono a niente né la democrazia né altro”. Perché tutte le forme di oppressione (verso i più deboli, verso le donne, verso gli animali…) sono figlie di una stessa mentalità del dominio volta a sottomettere, sfruttare, giustificare la violenza, emarginare l’inutile. È così che questo romanzo si fa grido di rabbia: è la voce di chi per troppo tempo ha subìto e ora prepara la sua vendetta.

 

Guida il tuo carro sulle ossa dei morti

Il libro

— Guida il tuo carro sulle ossa dei morti di Olga Tokarczuk — 
in originale: Prowadź swój pług przez kości umarłych (2009)
pubblicato in Italia da: Bompiani (2020) e nottetempo (2012)
tradotto da: Silvano De Fanti
in copertina: illustrazione di Rocco Lombardi
prezzo: 18 €
pagine: 272
ISBN: 978-88-301-0313-9

Guida il tuo carro sulle ossa dei morti


Leggilo se

a volte piangi e non sai bene perché,
al postino offri caffè e biscotti,
il tuo dentista porta occhiali incollati con il nastro adesivo e anestetizza i pazienti con la vodka,
pensi che gli animali ci danno molto più di quanto ricevano da noi,
non ti aspetti che un dio venga a mettere a posto le cose.

Non leggerlo se

l’astrologia non è una scienza (ne sei sicuro),
non hai mai avuto un cane,
rispetti le regole e onori sempre le tradizioni,
cerchi un finale che ti lasci a bocca aperta,
leggere ogni volta “ad Bietolone” sarebbe insopportabile (vi prego, amici di Bompiani, togliete tutte quelle d, per favore!).


Note

*Dal libro è stato tratto un film: Pokot (in italiano Spoor – Il sentiero), diretto da Agnieszka Holland.
*Candidato all’Oscar come miglior film straniero, ha vinto l’Orso d’argento al festival di Berlino del 2017.
*L’uscita del film ha suscitato notevoli polemiche: i conservatori polacchi hanno bollato Guida il tuo carro sulle ossa dei morti come un testo eco-terrorista, anticattolico e antipolacco.


L’autrice

La letteratura di qualità, la letteratura che vuole ottenere qualcosa, è sempre politica.

Olga Tokarczuk

Olga Tokarczuk è nata nel 1962 a Sulechów, in Polonia. Ha studiato Psicologia a Varsavia ed esercitato la professione come psicoterapeuta junghiana. Ha pubblicato il primo libro nel 1989 (una raccolta di poesie). In Italia è arrivata dieci anni dopo, con il terzo romanzo (uscito prima per e/o col titolo Dio, il tempo, gli uomini e gli angeli e poi per nottetempo come Nella quiete del tempo). Ha ottenuto un grande successo di pubblico e vinto per tre volte il premio Nike (il più prestigioso per la letteratura polacca). I vagabondi le è valso il Man Booker International Prize, che le ha spianato la strada verso il Nobel per il 2018, assegnato con un anno di ritardo a causa degli scandali sessuali (emersi grazie al movimento #meetoo) che hanno travolto anche l’Accademia di Svezia.
È vegetariana, animalista e militante del partito dei verdi. Nel 2020 ha creato una fondazione con sede a Breslavia, nella casa che fu del poeta Tymoteusz Karpowicz. La fondazione offre formazione, borse di studio e residenze a scrittori e traduttori di tutto il mondo.

 

I write books to open people’s minds, to present new perspectives, to make people realize that what they think is obvious is not so obvious, that you can look at a trivial situation from a different angle and suddenly reveal other meanings and levels. That’s what literature is for — so we can expand our consciousness, the ability to interpret our own lives and what is happening to us.

Olga Tokarczuk

 

Olga Tokarczuk
© Lukasz Giza
Sei dell’umore giusto per

Esordio alla regia dell’attrice britannica Emerald Fennell, Una donna promettente potrebbe sembrare un rape&revenge movie, ma è invece molto di più. Prende i cliché della commedia romantica e li rivolta come calzini, poi ce li lancia addosso e scopriamo che sono pietre. Questo filmetto pop, con la sua palette rosa pastello e la colonna sonora catchy, nasce forse dalla stessa domanda che sta alla base del romanzo di Olga Tokarczuk: cosa può fare una persona buona di fronte a una legge immorale, fin dove può arrivare per manifestare il suo dissenso contro un sistema che giustifica la violenza, premia i carnefici e umilia le vittime?