L’inconfondibile tristezza della torta al limone
L’inconfondibile tristezza della torta al limone
di Aimee Bender
[minimum fax · 2018]
Sembrava che arrivassero sempre di primavera, le rivelazioni. Con l’aria più fresca, e i fiori di gelsomino, qualcos’altro di nuovo. L’inconfondibile tristezza della torta al limone — pag. 190
È
marzo e Rose sta per compiere nove anni. La mamma le ha preparato una torta al limone, il suo dolce preferito. Sono le cinque del pomeriggio di una giornata luminosa e serena. La loro casa su Willoughby Avenue (tra il Santa Monica Boulevard e Melrose) profuma di burro, zucchero e limone; profuma di buono. Rose non riesce proprio ad aspettare, stacca un pezzetto dal dolce appena sfornato, ancora caldo e spugnoso, lo inzuppa nella glassa al cioccolato e gnam.
Il sapore di quella torta, però, è sorprendente e indimenticabile. Sa di inquietudine e delusione: “assenza, fame, caduta a spirale, vuoti”. Rose si chiede da dove vengano quelle sensazioni e la risposta è difficile da accettare. Il dolce le ha assorbite dalla persona che l’ha preparato: la sua cara e amorevole madre in realtà si sente insoddisfatta e incompleta, anche se non lo dà mai a vedere. Rose però ora lo sa, e non può più fidarsi di quella sua apparente allegria.
Quando il semaforo sulla Vermont diventò verde, attraversammo la strada e George mi prese per mano e i fantasmi di noi stessi da piccoli attraversarono con noi. L’inconfondibile tristezza della torta al limone — pag. 233
Di solito i bambini ci mettono anni e anni per rendersi conto che i loro genitori sono “persone piene di difetti e scombinate”. Quel dono che è una condanna costringe Rose a scoprire la verità (sperimentarla sulla propria pelle) troppo presto e troppo in fretta. Il primo istinto è scappare, rinunciare alla responsabilità che deriva da questo grande potere, rifugiarsi nei cibi industriali, così anonimi e asettici… così rassicuranti. Se prova a spiegare, nessuno sembra capire: c’è chi minimizza, chi fraintende, chi la prende per pazza.
Ma la timida Rose pian piano diventa grande e si scopre forte (molto più di quanto pensava). Scende a patti con il suo dono e anzi lo mette a disposizione della comunità, non si sforza più di ignorare i messaggi che trova nel cibo ma accetta di accogliere quelle richieste di aiuto. La più piccola della famiglia si rivela così la più coraggiosa: il collante che tiene insieme tutti i frammenti di individualità incomplete e irrealizzate (la madre sempre smarrita e indecisa; il padre troppo quadrato; il fratello geniale e asociale che non sorride mai a nessuno).
Ognuno ha le sue stranezze, ognuno ha i suoi doni. Nell’affannosa ricerca della normalità, di una vita conforme, come quelle degli altri, a quante cose stiamo rinunciando? Quante parti di noi stiamo sacrificando, per soddisfare stupide aspettative? Quanto ci stiamo perdendo?
Questa fiaba contemporanea (che usa il realismo magico per riflettere sui legami familiari e sull’empatia come superpotere) ci insegna che accettare le nostre singolarità è la chiave per aprirci al mondo e alla vita, trovare la nostra strada e (forse) la felicità.
Il libro
— L’inconfondibile tristezza della torta al limone di Aimee Bender —
in originale: The Particular Sadness of Lemon Cake (2010)
pubblicato in Italia da: minimum fax (2018)
tradotto da: Damiano Abeni e Moira Egan
in copertina: illustrazione di Patrizio Marini
prezzo: 18 €
pagine: 336
ISBN: 978-88-7521-886-7
L’inconfondibile tristezza della torta al limone
Leggilo se
volevi nascere a Los Angeles e lavorare a Hollywood,
il cocco di mamma è tuo fratello,
quando sei solə a casa accendi tutte le luci,
la cosa più tenera che hai fatto con tuo padre è guardare insieme una partita alla tv,
dopo la pioggia raccogli le lumache che incontri per strada e le metti al sicuro nell’erba.
Non leggerlo se
non sopporti i fast food,
hai odiato Big Fish,
ti inquietano gli adolescenti che sembrano già vecchi,
sei a dieta.
L’autrice
La lettura in sé è un atto di grande empatia, che ci catapulta nella vita e nelle sensazioni di qualcun altro.
Aimee Bender
Aimee Bender è nata nel 1969 a Los Angeles, in una famiglia ebraica, ultima di tre figlie. Il papà era psichiatra e la mamma insegnante di danza e coreografa. Da bambina ha passato alcuni anni a mangiare solo burro d’arachidi e hot dog perché l’idea di assaggiare cose nuove la terrorizzava. Ora è grande amica di Alice Sebold (entrambe hanno preso il Master of Fine Arts a Irvine) e insegna scrittura creativa alla University of Southern California. Le piace scrivere al mattino, appena sveglia, assonnata e infastidita (per poi avere la giornata libera, senza sensi di colpa). È madre di due gemelli e vive con la famiglia a Los Angeles.
It’s so funny when people put down art as not essential to a society, because it’s like pretending that people don’t have dreams. As if dreams don’t reveal an entire subterranean world happening that must be acknowledged. Even those people who say they don’t dream still do, they just forget them.
Aimee Bender
Sei dell’umore giusto per
I Am Not Okay with This, serie tratta da un graphic novel di Charles Forsman (proprio come The End of the F***ing World).
Un giorno la timida e insicura diciassettenne Sydney Novak è particolarmente arrabbiata. Prende un sasso e lo lancia contro un cartello stradale, che si sradica e schizza via come colpito da un uragano. Sydney scopre così di avere poteri soprannaturali. Con l’aiuto del vicino di casa Stan cercherà di imparare a controllarli e trasformarli in una risorsa.
[La serie purtroppo è stata cancellata da Netflix, causa Covid, dopo la prima stagione.]
How do you bear the full weight?
How does the long way feel?
Kneading your hand too tight against the wheel?
How do you stay in that tower?
How do you reckon your own power?
How does the wheel not turn hour on hour on hour?
I was trying to find my way
I was thinking my mind was made
But you were making my heart change shape
It’s all that I could take
Big Red Machine